Realtà aumentata: una rivoluzione in cucina

Avendo sviluppato da decenni i configuratori, il settore cucine è all’avanguardia nello sviluppo di soluzioni che consentono ai retailer di mostrare tutta la infinita gamma delle opzioni, risparmiando tempo e ottenendo un ‘effetto wow’ che non guasta.
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Di seguito un estratto dell’articolo sulla realtà aumentata nel retail del settore cucine pubblicata su Progetto Cucina di ottobre (n. 10). Per leggere il testo integrale clicca QUI oppure scarica la versione digitale dall’app di Progetto Cucina su  Apple Store e Google Play o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Se si parla di realtà aumentata, il settore cucine è da sempre all’avanguardia nel mondo dell’arredo. I primi configuratori sono nati alla fine degli anni ‘80. Non c’era migliore soluzione per mostrare al cliente l’enorme gamma di opportunità e scelte aperte dalle soluzioni componibili e per realizzare velocemente preventivi e ordini a magazzino.

Digitalizzato il catalogo con tutte le sue opzioni il resto era relativamente facile da fare e Scavolini, già nel 2016, aveva messo a disposizione del pubblico la sua app di augmented reality. Oggi il settore Kitchen continua a mantenere un certo vantaggio tecnologico e culturale e le esperienze fatte sono condivise da settori complementari come le piastrelle e i rivestimenti.

Realtà aumentata o virtuale?

Ma la tecnologia avanza, la concorrenza dei retailer generalisti con le loro colossali capacità di investimento e l’accesso ai migliori sviluppatori si avvicina; il settore pare incerto sulla strada da prendere: realtà aumentata (come Scavolini) o realtà virtuale (come Cucine Lube)?

Si tratta di due tecnologie diverse. Alla realtà aumentata (Augmented reality o AR) si può accedere da una qualsiasi interfaccia: PC, tablet o smartphone. Questa tecnologia ‘aggiunge’ qualcosa alla realtà fisica, mentre la realtà virtuale (Virtual reality o VR) sostituisce la realtà fisica con delle immagini e per accedervi occorrono degli appositi visori dotati anche di cuffie che cancellano ogni dato sensoriale diretto e lo sostituiscono con le immagini (e i suoni) generati dal computer. Si può quindi accedere a una applicazione di realtà virtuale in qualunque punto del customer journey, da casa così come sul punto vendita mentre la realtà virtuale è di fatto accessibile solo in un contesto attrezzato quale un punto vendita, almeno fino a quando non si concretizzerà il Metaverso

Una applicazione ben disegnata di realtà aumentata è in grado di inserire nella percezione dell’utente i cosiddetti ‘gemelli digitali’ (digital twin) vale a dire immagini tridimensionali di un oggetto che riproducono perfettamente i loro corrispettivi reali e sono in grado di sovrapporli perfettamente ad altre immagini, anche inserendole in un ambiente reale. Applicazioni di questo tipo possono essere complesse da realizzare, richiedono grande potenza di calcolo e disponibilità di memoria, ma le soluzioni cloud offrono tutto questo a un prezzo accettabile e si stanno diffondendo delle piattaforme ‘middleware’ che facilitano il lavoro di chi disegna le applicazioni per retailer o aziende.

I vantaggi: lo scaffale infinito.

In ambedue i casi la tecnologia permette al cliente di fare esperienza di un prodotto che non è presente nel punto vendita o che non è presente nella versione che il cliente vorrebbe vedere. Nessun punto vendita, nemmeno se monomarca, potrebbe esporre l’intera gamma di soluzioni acquistabili. Il cliente può ‘toccare con mano’ solo alcune proposte e deve poi adattarsi a sfogliare cataloghi o lavorare di immaginazione a partire da campioni di materiali, superfici e colori per definire le sue scelte. L’ampiezza di gamma delle soluzioni nel mondo delle cucine rende estremamente lungo il customer journey e difficile ‘chiudere’ la vendita in un solo incontro. 

La location based AR.

Il primo livello di realtà aumentata è un configuratore avanzato accessibile direttamente dal cliente via web o smartphone. Il cliente costruisce la ‘sua’ cucina inserendo semplicemente le misure dell’ambiente in cui sarà installata.
Il secondo livello è più interessante: si chiama location based AR e permette di visualizzare le alternative di prodotto all’interno di una immagine reale dell’ambiente in cui andrebbero a collocarsi. Questa tecnologia sovrappone ‘strati’ di immagini fornite dall’utilizzatore a ‘strati’ di immagini 3D presenti nel catalogo. In queste soluzioni una app raccoglie l’immagine inquadrata dallo smartphone e colloca al suo interno l’immagine tridimensionale di uno o più prodotti scelti dall’utente all’interno di un catalogo. Due piattaforme: ARKit di Apple e ARCore di Google, disponibili dal 2018, facilitano il lavoro degli sviluppatori: possono infatti elaborare l’immagine fissa o in movimento ripresa dallo smartphone del cliente che indica gli spazi dove collocare il prodotto. Per esempio le superfici piane dove potrebbe poggiare un vaso di fiori o le pareti che potrebbero essere ridipinte con un certo colore o la parete dove appoggiare una intera cucina, tenendo conto delle dimensioni dello spazio e dell’ingombro dei prodotti.

Questa tecnologia è utilizzata ad esempio dal Colorificio San Marco per visualizzare l’effetto della tinteggiatura di una parete con le varie vernici proposte dall’azienda, da Marble & Granite Services per mostrare con l’applicazione MyFloor AR ‘che effetto farebbero’ pavimenti e superfici se ricoperte con i marmi o i graniti venduti dall’azienda della Valpolicella.

Vendite più veloci

Il processo di acquisto di beni complessi l’arredo di un ambiente può essere definito come una costruzione condivisa che impegna cliente e retailer. In questo processo esistono da una parte dei vincoli ben precisi ad esempio le caratteristiche fisiche dell’ambiente, le sue misure, i punti di allaccio delle reti elettriche e idrauliche, dall’altra un numero assai ampio di combinazioni possibili in termini di oggetti, stile, colore, accessori. La realtà virtuale consente al cliente, partendo dall’esperienza di incontro fisico con un oggetto (o prescindendo da essa) di inserire nel sistema i vincoli, e quindi le caratteristiche dell’ambiente da arredare (inserendo una fotografia o una planimetria) e di visualizzare le combinazioni esistenti in catalogo costruendo un rendering tridimensionale dell’ambiente arredato, completa di tutte le informazioni del caso (prezzo e disponibilità della soluzione ad esempio). Nel retail la realtà aumentata è una ottima opportunità per i prodotti suscettibili di personalizzazioni. La flessibilità dei sistemi di produzione ha portato in molti settori a una ‘esplosione’ delle combinazioni disponibili. Per il retailer questo è un problema perché accompagnare il cliente in questo percorso di scelta richiede molto tempo. La realtà aumentata rende molto più veloce il processo e consente di chiudere la vendita molto prima senza lasciare spazio a incertezze.

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