Durante la Stockholm Design Week, Progetto Cucina ha incontrato Cristiano Pigazzini, che nel 2008 ha fondato, insieme a Johannes Karlström, Note (Design Studio), il collettivo di Stoccolma, che oggi conta un team multidisciplinare composto da 20 tra architetti, interior designer, grafici e product designer. Con lui abbiamo parlato della loro esperienza nel mondo della cucina, del primo progetto di architettura e del rapporto con le fiere.
Qual è stata la vostra prima esperienza di prodotto per l’ambiente cucina?
La prima esperienza è stata cinque anni fa grazie a una collaborazione con l’azienda danese Reform, conosciuta perché, all’inizio, si occupava solo delle cover delle cucine Ikea. Il nostro progetto ha avuto successo (se sono le royalty a raccontare il successo di un progetto), ma è stato un contributo di valenza principalmente estetica, non abbiamo avuto la possibilità di ragionare sull’ambiente nel suo insieme. La cucina, però, è un elemento importante nei progetti di arredamento che facciamo, sia dei clienti privati, ma anche, per esempio, per gli spazi di co-working.
Utilizzate modalità diverse in relazione al tipo di cliente?
Sì, abbiamo approcci diversi: per i privati ti devi basare sulle esigenze del nucleo famigliare e sulle loro abitudini, negli spazi di co-working, soprattutto negli anni dopo il Covid, ci chiedono di creare cucine come luoghi d’incontro, capaci di stimolare la socialità. Che, poi, pensandoci, la cucina è storicamente un luogo d’incontro, anche se, spesso, in determinate culture, si trattava di un incontro tra donne. L’esigenza di introdurre l’elemento della socialità mentre si lavora in cucina, comunque, la notiamo anche nella casa contemporanea dove, nella maggioranza dei casi, la cucina non è più una stanza separata ma è tutt’uno con il living. Ovviamente, quindi, deve cambiare anche il modo di pensarla, organizzala e progettarla.
Come vede il futuro della cucina?
Forse la domanda giusta da porsi è: cucineremo ancora in futuro? Mi rendo conto che oggi cucinare è diventato quasi un lusso. Il tempo è poco e l’offerta di cibo pronto è tanta, oltre a essere economica. La cucina, quindi, diventa davvero il luogo dove esibire le proprie competenze mentre si socializza.
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