SmartHome: +17% nel 2022, ma meno in cucina

Secondo il Politecnico di Milano nello scorso anno è cresciuta molto l'awareness dei consumatori e l'utilizzo reale dei dispositivi mentre l'avvio dello standard Matter non comporterà l'obsolescenza degli ecosistemi 'chiusi' come quelli di Haier o Samsung .
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Mai organizzare un convegno un venerdì 17! Il team dell’Osservatorio Internet of Things della Scuola di Management del Politecnico di Milano era pronto a celebrare due dati importanti per il futuro della smart home: l’aumento del 18% nel valore aggiunto dato dai dispositivi smart home venduti in Italia salito a 770 milioni di euro  lo scorso anno e il primato italiano: numero 1  in Europa per tasso di crescita del mercato della Smart Home. Senza carenza di semiconduttori e materie prime sarebbe potuto crescere del +33%.

Eppure nella sala convegni del Politecnico di MIlano venerdì scorso i musi erano lunghi e i sorrisi tirati a causa della decisione del Governo di abolire la cessione dei crediti fiscali, il vero motore di molti bonus e superbonus diversi dei quali avevano catalizzato l’interesse dei consumatori verso diverse categorie di dispositivi di riscaldamento, climatizzazione, efficientamento energetico e sicurezza al cuore del successo della smart home.

La celebrazione è divenuta così una riflessione collettiva sui successi e sulle sfide che si aprono. Si tratta ora, hanno detto in pratica gliintervenuti, di spostare ancora di più l’accento dal risparmio a breve termine dato dalla cessione del credito fiscale verso il risparmio a lungo termine dato dai minori consumi energetici. L’utilizzo dei dispositivi di Smart Home potrebbe contribuire a ridurre i consumi energetici annuali di ben il 23% per il riscaldamento, del 20% per la componente elettrica. Un risparmio che vale circa 330 euro l’anno per un bilocale di 70 mq, fino a 460 euro per un trilocale di 110 mq. 

Primato italiano nella crescita ma…

Se la crescita percentuale pone l’Italia in cima alla classifica dei Paesi europei, con un tasso di crescita superiore a quello registrato in Spagna (+10%, 530 milioni di euro), Regno Unito (4 miliardi di euro, +4,1%) e Francia (1,3 miliardi, +2%), mentre è in calo la Germania (-5%, 3,7 miliardi) lo stesso non si può dire guardando alla spesa pro capite, pari a “soli” 13 €/abitante. L’Italia rimane ben distante da USA (59,6 €/abitante), Regno Unito (61,6 €/abitante) e Germania (44,5 €/abitante), mentre si avvicina alla Francia (19,5€/abitante). Nonostante i buoni risultati, l’espansione del mercato avrebbe potuto essere ancora più elevata (+33%) senza la carenza di semiconduttori e di materie prime dovuta all’instabilità economica e politica internazionale.

Caldo e freddo al primo posto.

Il mercato italiano è guidato da caldaie, termostati e condizionatori connessi per riscaldamento e climatizzazione (155 milioni di euro), seguito da soluzioni per la sicurezza (150 milioni di euro), elettrodomestici connessi (140 milioni) e da smart speaker (137 milioni), oltre a lampadine, casse audio, smart plug, serie civili e dispositivi per gestire tende e tapparelle da remoto.

Aumenta l’awareness dei consumatori ma l’utilizzo è ancora scarso.

Il rincaro del costo dell’energia ha spinto gli italiani a porre maggiore attenzione al risparmio energetico: il 91% è attento a risparmiare all’interno della propria abitazione.  Tuttavia, tra i consumatori, il nesso tra “risparmio energetico” e “tecnologia smart” non è ancora ampiamente noto: gran parte degli italiani, per risparmiare energia, adotta comportamenti virtuosi (81%) o acquista dispositivi ed elettrodomestici che consumano meno (42%), mentre sono ancora pochi quelli che sfruttano gli oggetti smart per il monitoraggio dei consumi in tempo reale (17%), che gestiscono tramite scenari riscaldamento e raffrescamento (11%), ancora meno quelli che gestiscono sistemi di accumulo e autoproduzione da fonti rinnovabili (4%) o attivano servizi per ottimizzare i consumi (2%).

La maggior parte dei consumatori italiani con oggetti connessi in casa utilizza frequentemente le funzionalità smart (63%, +2% rispetto al 2021). L’App è la principale interfaccia (72%) e cresce il numero di consumatori in grado di attivare in autonomia le App associate agli oggetti smart (78% dei rispondenti, +24% rispetto). La gestione della Smart Home rimane ancora un’esperienza abbastanza frammentata per l’utente, ma si notano dei miglioramenti: il 34% utilizza un’unica App per gestire più dispositivi (+11% rispetto al 2021), nella maggior parte dei casi dello stesso brand (22%, +6%), ma in alcuni anche di brand differenti (12%, +5%).

Gli elettrodomestici crescono meno.

Gli elettrodomestici smart, con 140 milioni di euro (18% del mercato, +4%), ha tenuto grazie al progressivo ampliamento dell’offerta, i principali produttori presentano ormai solo prodotti ‘connessi’ nella fascia media e alta dell’offerta. La crescita – che lo ricordiamo si riferisce solo al valore aggiunto dato dalle componenti smart del prodotto – va messa in relazione alla debolezza del settore.

Le tecnologie: l’anno di Matter.

Prosegue l’evoluzione delle tecnologie abilitanti per la Smart Home. In particolare, nel corso del 2022 la Connectivity Standard Alliance (CSA) ha completato le specifiche di Matter, il nuovo standard di riferimento per la Smart Home. “Matter ha visto la sua prima versione rilasciata a ottobre 2022, con un po’ di ritardo sulla roadmap definita nel 2020″ – spiega Antonio Capone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things -. Al momento esistono 550 dispositivi certificati Matter e 150 sono in fase di certificazione. Nel suo intervento però Capone ha previsto che i grandi brand utilizzeranno Matter per le funzionalità smart home più di base mentre le funzionalità più sofisticate continueranno a essere fornite attraverso sistemi cloud proprietary come quelli di Haier o Samsung.

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