Diritto alla riparazione: la Direttiva è in vigore, ma…

I Paesi membri hanno due anni per recepire  la norma. È probabile però che molte aziende e retailer si adeguino ben prima, aprendo nuovi business
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Da alcuni giorni (dal 30 luglio) è formalmente in vigore la Direttiva Europea  2024/1799 sul diritto alla riparazione degli apparecchi elettrici ed elettronici. Formalmente, perché i Paesi membri hanno due anni di tempo per recepire  la norma all’interno dei loro ordinamenti nazionali. È probabile però che molte aziende e retailer precedano il dettato normativo, come del resto già è accaduto per molti brand. Il Sole 24 Ore del 12 agosto dedica un lungo articolo al tema.

L’obiettivo della Direttiva è contrastare il consumo di risorse legato alla obsolescenza degli apparecchi, favorendo la loro riparazione agendo a diversi livelli:

  • I fabbricanti saranno obbligati a riparare – sia in caso di difetto sia in caso di usura – i prodotti tecnicamente riparabili sanche dopo la scadenza della garanzia legale di due anni a un prezzo “ragionevole” e secondo tempistiche “ragionevoli”. Se il bene per cui si chiede la riparazione è ancora in garanzia legale, il prodotto riparato godrà di una nuova garanzia  di un anno.
  •  I produttori dovranno informare i consumatori sui prodotti che sono obbligati a riparare tramite un modulo che renda trasparenti condizioni e prezzi.
  • Entro il 31 luglio 2027 dovrà essere attivata una piattaforma europea, con canali nazionali, per consentire ai consumatori di trovare riparatori, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di beni difettosi, repair café.

I prodotti che rientrano nella direttiva sono soprattutto elettrodomestici, smartphone e tablet. Non sono comprese stampanti, cuffie stereo, computer portatili e molti piccoli elettrodomestici. In compenso la direttiva prende di petto le misure prese dai brand per impedire l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o di terze parti».

Una opportunità per i retailer

Il Sole 24 Ore ha intervistato Davide Rossi, direttore generale di Aires (Associazione italiana retailers elettrodomestici specializzati): «Le imprese del retail guardano alla direttiva come a uno sviluppo ulteriore della propria attività, per diventare centri di assistenza e non solo venditori. Se si apre il mercato della riparazione ne avranno un vantaggio l’economia, l’ambiente e i posti di lavoro, distribuiti in modo uniforme sui territori». L’Aires ha seguito il testo dall’inizio ed è pronta a lavorare con il Mimit per il recepimento; secondo Rossi, insisterà su due punti: «La disponibilità delle parti di ricambio a prezzi di costo e incentivi fiscali per le imprese che si attivano per diventare riparatori, ad esempio con un’Iva agevolata sul costo di riparazione e un supporto per la formazione».

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