Raee, i nodi irrisolti

Che il sistema di gestione dei Raee in Italia non funzioni perfettamente non è una novità. Il Sistema collettivo ReMedia ha voluto fare chiarezza sul tema, realizzando uno studio – presentato oggi – in cui si analizzano i punti critici su cui è necessario lavorare per garantire agli operatori della filiera maggior chiarezza e rispetto delle regole, soprattutto all’indomani del recepimento della nuova direttiva europea. Fra i nodi da risolvere, al primo posto spicca il grande peso occupato dal canale informale negli equilibri del sistema Raee: operatori commerciali che si occupano della raccolta dei rifiuti tecnologici senza essere in regola con gli standard richiesti e senza garantire reporting e tracciabilità allo Stato. Secondo lo studio, i Raee generati in Italia lo scorso anno ammontano a circa 880.000 tonnellate, pari a 14,6 Kg/abitante, ma i sistemi collettivi ne hanno raccolti soltanto 4,3 Kg, pari al 37% dei flussi complessivi. Circa 5 Kg/abitante vengono gestiti dal canale informale, altri 5 Kg/abitante vanno a comporre il “disperso” (rifiuti non intercettati). 10 Kg/abitante non seguono, quindi, il flusso ufficiale generando un grave danno a livello ambientale, economico e della salute dei cittadini. Lo studio mette in luce anche il problema dei free rider, produttori non iscritti al registro nazionale o che dichiarano al Centro di coordinamento Raee meno di quanto immettono effettivamente sul mercato. Si stima, infatti, che mediamente ben 300 mila tonnellate (5 Kg/abitante) di Raee siano “inghiottite” dai free rider. Questo causa un aggravio di costi per i produttori che rispettano le regole pari a circa 15 milioni di euro l’anno.Queste falle hanno delle conseguenze precise: il sistema ufficiale di gestione dei Raee domestici sfiora un costo di 180 milioni di euro, che, in un ipotetico scenario formulato da ReMedia per il 2019, potrebbe lievitare a più di 700 milioni di euro, per una raccolta di quasi 1 milione di tonnellate. Alla copertura di questi costi parteciperebbero tutti gli attori della filiera, produttori, enti locali, consumatori e distributori. Per questo il Sistema collettivo auspica controlli più rigorosi e delle leggi che permettano di fare chiarezza su queste zone d’ombra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In caso di citazione si prega di citare e linkare progettocucinabiz.it