Paola Navone: “La mia casa, libera e nomade”

Vivere in una casa in cui ci riconosciamo è fondamentale”. Lo Afferma Paola Navone, architetto, designer e art director di fama internazionale. I lavori di Paola Navone spaziano dalle sedie agli hotel di lusso, dagli allestimenti per fiere ed eventi alla direzione artistica per le aziende. Nel 1983 vince l’International Design Award di Osaka, nel 2000 è Designer dell’anno per la rivista tedesca Architektur & Wohnen e nel 2011 vince con due progetti l’Elle Deco International Design Awards (EDIDA). Nel 2014 riceve dalla rivista Interior Design Magazine la prestigiosa nomina a far parte della Hall of Fame del Design. Nel 2018 per la categoria arredi da esterno vince il terzo Elle Deco International Design Awards.Nella sua anima, come spesso ama sottolineare quando le viene chiesto di raccontarsi, convivono sapori e colori del sud del mondo, conosciuto, amato, frequentato, uniti al gusto e alle forme dell’Occidente, ricco di tradizioni, aperto, in continuo movimento. E nella sua casa, ci chiediamo: e così comincia la nostra intervista.

La sua casa è uno spunto per i suoi progetti?

La mia casa è un po’ come me. Libera e nomade, costituita per accumulo di cose con la loro storia di mondo. Tetto in lamiera ondulata. Muri materici. Grandi vetrate affacciate su terrazzi-orti. Pavimenti fatti di sassi che collegano interno ed esterno. Uno spazio aperto pieno di aria e di luce che accoglie una coloratissima miscellanea di pezzi di design, objet trouvé, souvenir di viaggio, collezioni di cose particolari e oggetti di tutti i giorni tornati con me in valigia da qualche luogo del mondo. La mia casa racconta la natura curiosa che mi appartiene.

Negli strani mesi di convivenza forzata fra le mura domestiche, la sua cucina le è bastata oppure ha sentito la necessità di introdurre dei cambiamenti?

La mia cucina è un mondo intero, perché quando io cucino, cucino davvero. Uno spazio grande e super attrezzato con utensili professionali e una quantità incredibile di pentole, ciotole e contenitori tornati con me in valigia, oltre a una grande collezione di allumini. C’è un grande tavolo da lavoro in marmo su cui pende una fila di lampade rosse utilizzate sui banconi delle macellerie cinesi. Poi la libreria stracolma di libri di cucina di ogni paese che invitano a curiosare e a sperimentare. Mi è bastata così com’è la mia cucina, non ho avuto il bisogno di eliminare nulla, anzi, temo che in futuro non smetterò di aggiungere.

Cambiando ambiente, sempre restando in casa, come lo vede il bagno di domani?

Per me il bagno è la stanza dell’acqua, il mio elemento naturale. La mia mente corre istintivamente al mare, quindi il bagno che immagino non può che avere i colori rilassanti dell’acqua. Il mio bagno è una scatola turchese e ovattata, come un grande, silenzioso acquario, che basta a sé stesso ma gli piace farsi guardare. Il bagno diventa sempre più uno spazio di benessere in cui trascorrere del tempo. Per questo è bello che sia accogliente, rilassante e creativo.

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