Legno: calo inferiore alle attese ma per il 2025 si attende la ripresa

Per il 2024 i commercianti di legname italiani si attendono un calo del 18%

Il 2024 ha segnato una battuta d’arresto anche per la produzione e il commercio del legname in Italia e, in generale, in tutto il mondo. Una frenata attesa, visto il calo della domanda da parte sia dell’edilizia, sia dell’industria dell’arredamento, dopo due anni di forte crescita, rallentata anche dall’impennata dei tassi di interesse nei Paesi economicamente più maturi, che ha congelato gli investimenti immobiliari.

Sono meno drammatiche del previsto le stime per l’industria del legno  nel 2024. A livello globale ci si attende un calo del 12% circa nella produzione di legno tenero rispetto al 2021 (l’anno del picco massimo), ma già dal 2025 potrebbe esserci una ripresa del 2-3%. Il crollo nella domanda di mobili e nell’edilizia aveva fatto temere qualcosa di molto peggio a inizio anno.

Il Sole 24 Ore riporta i dati emersi durante la 72° Conferenza internazionale del legno tenero, che si è tenuta a Taormina nelle scorse settimane, dove i protagonisti del settore di diversi Paesi hanno messo in evidenza la probabile fine del ciclo negativo in seguito alla discesa dei tassi di interesse, che potrebbe innescare una ripresa del settore costruzioni, all’interno del quale l’edilizia gioca un ruolo di crescente importanza.
Per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo Monitor realizzato dal centro studi di FederlegnoArredo, ricorda Il quotidiano di Confindustria, rilevava, lo scorso luglio, un calo del 13,4% nelle vendite da parte delle aziende del commercio di legname, con previsioni di un ulteriore calo nella seconda parte dell’anno, che porterebbe a -17,7% il fatturato complessivo del 2024.

Alessandro Calcaterra FederlegnoArredo

«Quest’anno c’è stata una diminuzione importante dell’edilizia, ma ci attendiamo una ripresa e quindi un miglioramento anche delle quote di mercato delle costruzioni in legno, soprattutto se verranno presi realmente in considerazione anche in questo ambito gli obiettivi di circolarità e sostenibilità richiesti dalle norme Ue», osserva Alessandro Calcaterra, presidente dell’associazione interna a FederlegnoArredo che rappresenta i commercianti di legname. «In Italia abbiamo un ritardo importante su questo fronte, rispetto ad altri Paesi europei, quindi ci sono importanti potenzialità di sviluppo».

I prezzi di segati di conifere (quelli destinati alle costruzioni) sono crollati drasticamente, a livello globale, riducendo i margini dei proprietari forestali e delle segherie, soprattutto in Europa (dato che l’Italia è un Paese prevalentemente importatore e trasformatore di legname, più che produttore), che sono ora in sofferenza. Sui prezzi o sulla disponibilità di materia prima non ha influito più di tanto – quantomeno non come si era temuto in un primo momento – il blocco delle importazioni di conifere da Russia e Bielorussia che erano i principali fornitori per l’Europa di queste specie. Il mercato è infatti riuscito a trovare fonti di approvvigionamento alternative.
«Alla Conferenza di Taormina abbiamo comunque sottolineato che è necessario non abbassare la guardia sulla questione delle sanzioni verso i prodotti russi e bielorussi», aggiunge Calcaterra, riferendosi ad alcuni episodi di elusione delle sanzioni accertati in questi due anni dall’Unione europea, con l’importazione in Europa di betulle e larici provenienti da Paesi terzi, in primis la Turchia (dove questi alberi nemmeno crescono), che sono stati sanzionati Da Bruxelles, che ha inoltre introdotto dazi antidumping per prevenire pratiche sleali di commercio se non illegali tout court.
«È fondamentale giocare tutti la stessa partita – dice ancora Calcaterra –: le sanzioni hanno avuto certamente un impatto negativo per noi importatori, almeno all’inizio, ma le regole vanno rispettate e chiediamo che i controlli e le sanzioni necessari affinché tutti le osservino». Perlomeno all’interno dell’Unione, visto che i commercianti europei devono già fronteggiare la competizione di Paesi come Cina, India e persino Stati Uniti, che non hanno restrizioni nell’import di legname russo e bielorusso, pagato ormai molto meno rispetto ai prezzi medi di mercato.

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