Di seguito un estratto dell’inchiesta sul ruolo del digital nel retail del settore Cucine pubblicata su Progetto Cucina di ottobre (n. 10). Per leggere il testo integrale clicca QUI oppure scarica la versione digitale dall’app di Progetto Cucina su Apple Store e Google Play o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Valentina Turchetti: “Bisogna avere una strategia”
Quando si parla di online nulla va lasciato al caso: è fondamentale analizzare, studiare, pianificare prima di agire spiega Valentina Turchetti, Content Strategist, Co-fondatrice di YourDigitalWeb (www.yourdigitalweb.com), agenzia Digital e SEO e co-organizzatrice del Marketing Business Summit
Parliamo di digital strategy: cos’è esattamente?
La digital strategy è la strategia digitale di un brand o azienda online. Nessun brand può oggi permettersi di non essere online, ma esserci senza una strategia, senza aver ben chiari gli obiettivi, senza aver ben definite le metriche di misurazione dei risultati che si vogliono raggiungere è pura follia. Sul web nulla va lasciato al caso: è fondamentale analizzare, studiare, pianificare prima di iniziare ad agire. Io ritengo che ogni retailer dovrebbe creare una corretta strategia digitale in base agli obiettivi di business che desidera ottenere per essere sicuro di rivolgersi al giusto target, proponendo i propri prodotti o servizi con una comunicazione idonea al pubblico di riferimento, scegliendo i giusti canali di promozione online. Senza una digital strategy, il fallimento online è assicurato.
Qual è il primo step da cui partire per stilare un piano di comunicazione in grado di integrare tra loro le leve e gli strumenti digital e social con la realtà offline?
Il primo step è senz’altro l’individuazione degli obiettivi aziendali: perché voglio essere online? Voglio ottenere più clienti? Più richieste di preventivo? Più vendite online e/o offline? Voglio farmi conoscere sul territorio? Voglio migliorare la mia reputazione aziendale ,magari nel caso in cui ci siano state recensioni negative sul mio brand online? Voglio creare una forte brand awareness? Gli obiettivi, quindi, prima di tutto. Poi, ma non meno importante: il target. Chi è il mio pubblico? Chi sono i miei interlocutori? Quali sono le persone che potrebbero aver bisogno del mio prodotto o servizio? Quanto è importante profilare i propri consumatori?
Giovanni Cappellotto: come attirare l’attenzione.
Essere sul mercato anche come e-retailer permette a un negoziante di intercettare i clienti attraverso tutti i punti di contatto, fisici e digitali, in cui è possibile incontrarli. L’intervista a Giovanni Cappellotto, Ecommerce Consultant & Web Marketer.
Perché un punto vendita fisico dovrebbe aprire anche uno store online?
Le vendite online è vero che crescono di anno in anno, ma sono ancora minoritarie rispetto alle vendite totali. Le cose importanti da considerare sono: il numero delle intenzioni di acquisto che iniziano con una ricerca online, pari all’80%, un generale processo di modifica dei punti vendita che porterà ad avere nuovi negozi, completamente diversi da quelli attuali, nel giro di pochi anni e il cambio generazionale e di proprietà delle attività commerciali che avvicinerà il retail italiano al retail più evoluto di altri Paesi europei. In questo contesto qualunque retailer non dovrebbe mai ignorare o sottovalutare la possibilità di intercettare i clienti in tutti i punti di contatto, fisici e digitali, attraverso i quali è possibile incontrarli.
Quali sono gli step fondamentali nella costruzione di un sito e-commerce?
Qualsiasi forma di vendita, compresa la vendita online è prima di tutto una narrazione. Saper organizzare i contenuti nello spazio della vendita online, significa porre le informazioni in modo gerarchico e ben organizzato. Testi precisi e immagini che parlano, trovare le soluzioni ai problemi prima di descrivere il prodotto in modo aulico. La buona volontà non basta, perché difficilmente c’è una seconda occasione per fare un prima buona impressione. Come si aiutano i motori di ricerca a evidenziare le nostre pagine? I motori di ricerca sono aziende private che hanno definito delle regole di comportamento se si vuole che il proprio sito online sia censito e proposto ai potenziali clienti. La prima regola è conoscere le regole. Così come si scrive un testo usando la corretta sintassi e la corretta ortografia, si costruirà un sito web che rispetta ‘sintassi e ortografia’ del motore di ricerca. Non basta, perché questa attività ha bisogno di molto tempo per produrre risultati e va affiancata dall’investimento in pubblicità a pagamento, oggi indispensabile più che mai.
Paolo Guaitani: se il consumatore è onlife.
Paolo Guaitani, partner e formatore di The Vortex, illustra come sia necessario oggi per un retailer cambiare l’approccio al cliente. Perché più tecnologia viene inserita nel rapporto con i propri utenti, più il lato umano acquista importanza.
Quali strumenti può utilizzare oggi un retailer per seguire il consumatore che ormai è considerato ‘onlife’?
Più che pensare ai singoli strumenti, è necessario cambiare l’approccio verso quello che offriamo ai consumatori. Bisogna partire necessariamente da uno studio delle abitudini del target e concentrarsi sui suoi bisogni. La navigazione quasi esclusivamente mobile necessita di ripensare la presenza digitale di un punto vendita rispetto a strumenti digitali completamente diversi dal passato. Non creare contenuti PC-centrici, concentrarsi su velocità di caricamento, opportunità di contatto imme- diato, e soprattutto, non obbligare a stampare i coupon.
Quali sono i benefici della digitalizzazione in termini di relazione con il consumatore?
Dai social, alle liste WhatsApp e Tele- gram, oggi i retailer hanno una grande occasione per continuare a parlare con i propri clienti anche quando non sono fisicamente nel punto vendita. L’impor- tante però è da un lato presidiare le piattaforme e investirci, niente è peggio di un canale aperto dove non si riceve ri- sposta, dall’altro bisogna avere la voglia e la forza di metterci la faccia, perché più tecnologia mettiamo nel rapporto con i clienti, più il lato umano acquista importanza.
Davide Cavalieri: la sfida dell’omnicanalità
Oggi un retailer non può prescindere dall’attività online, anzi è proprio il virtuale che può portare i clienti nel negozio fisico. Ne parla Davide Cavalieri, fondatore e General Manager di Cavalieri Retailing.
Cosa si intende oggi per social media marketing?
Se pensiamo che oggi 35 milioni di italiani sono attivi sui social media, possiamo ben comprendere l’impatto che questi canali abbiano sul pubblico. Sulla rete si cercano informazioni, si scambiano opinioni e si commentano prodotti e servizi offerti. Chi si occupa di social media lo sa bene. Quanto è importante per un retailer saper operare correttamente nel mondo del social marketing? Non presidiare direttamente i social media significa perdere un’opportunità di creare una relazione diretta e un rapporto di fiducia con i propri clienti o potenziali tali. Non esserci significa lasciare che sia la rete a farlo, non monitorare il sentiment espresso dagli utenti e trovarsi in balia del web, senza la possibilità di gestirlo.
È fondamentale per un punto vendita oggi avere una presenza nel mondo dei social network?
Credo che la strategia vincente che un retailer dovrebbe perseguire possa essere sintetizzata nella parola ‘omnicanalità’. Si è a lungo sostenuto che il futuro sarebbe stato prevalentemente digitale, a scapito della fisicità. La tendenza prevalente per quanto riguarda la vendita è invece un approccio misto, che prevede un’integrazione tra i diversi canali. Oggi un brand non può prescindere dall’attività online, anzi è proprio il virtuale che può riportare i clienti nel negozio fisico. Il retailer deve poter offrire al proprio cliente una shopping experience che gli consenta di creare una relazione forte e continuativa, su tutti i canali disponibili, sia online sia offline. Questa è l’unica via per poter soddisfare le persone quando maturano la decisione di effettuare l’acquisto.
Vincenzo Cosenza: non sono influencer ma ‘creator’
Si parla tanto di influencer, ma chi sono e quale vantaggio offrono al nostro business? Ne parla Vincenzo Cosenza, responsabile marketing di Buzzoole, piattaforma tecnologica basata sull’Intelligenza artificiale per gestire, automatizzare e misurare le performance delle campagne di influencer marketing
Come è cambiato il ruolo degli influencer nelle strategie di marketing digitale?
Nel corso del tempo il ruolo delle influencer è cambiato molto. All’inizio si parlava appunto di influencer proprio per indicare che si trattava di persone che, avendo una certa audience, erano in grado di veicolare un determinato messaggio. E, quindi, questi messaggi potevano anche essere preconfenzionati dall’azienda, per cui di fatto queste figure erano dei semplici ripetitori. Ora non è più così. Da parte di questi attori c’è grande competizione e sempre più professionalità nel tentativo di catturare l’attenzione dell’audience. In molti casi non si parla più di influencer ma di creator perché il messaggio viene da loro personalizzato e adeguato al loro registro di comunicazione in modo tale da renderlo più affine al proprio pubblico”.
Qual è il peso delle diverse piattaforme: Instagram, YouTube ecc. e qual è la loro probabile evoluzione nei prossimi anni?
Instagram è la piattaforma che ha più utenti a livello mondiale. In Italia Instagram è al secondo posto dopo Facebook e si sta affermando come piattaforma d’elezione nel mondo dell’influencer marketing anche se molti creator preferiscono ancora YouTube perché più completa in ambito video. Instagram, al contrario, è l’opzione prediletta – grazie alle Stories – per creare un legame di vicinanza con il pubblico, raccontare la propria quotidianità e sviluppare un rapporto di fiducia con la propria community. Per quanto riguarda TikTok il fatto che i video siano molto brevi non permette di realizzare veri e propri tutorial, ma di mostrare l’effetto finale con un sottofondo sonoro. Cambia quindi l’ottica che da educazione diventa di intrattenimento.
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