L’Internet of Things è già nelle case degli italiani

È stata presentata ieri la ricerca ‘Smart Home’ dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Smart Home: l’Internet of Things entra dalla porta di casa”. Ebbene, dai dati emersi è evidente come l’Internet of Things sia ormai una realtà nelle case degli italiani e il mercato delle soluzioni IoT per la Smart Home nel nostro Paese vale qualcosa come 185 milioni di euro nel 2016 (+23% vs 2015) con un potenziale di crescita davvero enorme, perché la casa connessa si propone come il fulcro dell’ecosistema “internet delle cose”, capace di trainare dietro di sé diversi settori chiave del Made in Italy.

Tra i dati della ricerca presentata, fa riflettere che l’82% del mercato è ancora legato alla filiera tradizionale, composta da installatori e distributori di materiale elettrico, ma cresce la quota dei “nuovi” canali come retailer, eRetailer e assicurazioni che insieme rappresentano il 18% (circa 30 milioni di euro). Nonostante i possibili impieghi siano decisamente variegati, la maggioranza delle oltre 290 soluzioni per la casa connessa censite in Italia e all’estero (il 31%) è dedicata alla sicurezza – tra videocamere di sorveglianza, serrature, videocitofoni connessi e sensori di movimento – seguita dalla gestione energetica, come le soluzioni per il controllo remoto degli elettrodomestici (10%), la gestione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento (8%), il monitoraggio dei consumi dei dispositivi elettrici (10%).

Relativamente ai canali di vendita, sempre secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio, nel 2016 per la prima volta sono nate aree dedicate alla Smart Home nei negozi di elettronica, sono state lanciate le prime proposte nel mondo della Gdo, mentre si nota una discreta diffusione nei negozi del fai-da-te e sono visibili sezioni di vendita nei siti online dei principali etailer. Nonostante volumi ancora limitati (20 milioni di euro circa, il 13% del mercato), retailer ed etailer hanno un ruolo importante potendo fungere da vero e proprio showroom dei prodotti, che sono oggi alla portata di un pubblico sempre più ampio.

Ma non finisce qui. Se guardiamo invece ai dati sul consumatore, il 26% degli utenti finali italiani dispone di almeno un oggetto intelligente e connesso nella propria abitazione e il 58% ha intenzione di acquistarli in futuro. Lo rivela l’indagine realizzata dall’Osservatorio Internet of Things in collaborazione con Doxa su un campione rappresentativo degli utenti Internet dai 25 ai 70 anni, da cui emerge che gli italiani non ritengono ancora sufficientemente pronta l’offerta Smart Home: chi non dispone già di oggetti connessi nella sua abitazione nel 50% dei casi è “in attesa di soluzioni tecnologicamente più mature” per acquistarli. E c’è scarsa fiducia sulla possibilità che i dati personali siano protetti da eventuali attacchi da parte di hacker: il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato per i rischi di accesso o controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. La sicurezza si conferma al primo posto anche tra le preferenze dei consumatori che hanno già acquistato prodotti (13%), seguita da climatizzazione (8%), riscaldamento (8%) e gestione degli elettrodomestici da remoto (6%).

In ogni caso, per i consumatori italiani è cruciale la presenza di installatori (come idraulici o elettricisti) o piccoli rivenditori: si è rivolto a questi il 70% di chi ha comprato oggetti connessi e lo farà una percentuale tra il 35% e il 60% (a seconda dell’oggetto) di chi acquisterà in futuro. Il 31% invece ha comprato online e il 30% tramite canali della Gdo, come negozi di bricolage o elettronica. Proprio i negozi di elettronica spiccano come canali emergenti: metà dei consumatori intende acquistare oggetti smart in futuro direttamente in questi negozi.

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