Ieri al convegno ‘Il futuro che ci aspetta: prospettive di vendita e consumo’ organizzato da POPAI, presso la sede GS1 Italy INDICOD-ECR è stata misurata la ‘temperatura’ dell’umore degli italiani e della loro propensione a spendere. Diciamolo subito, la temperatura è molto fredda o, se si preferisce, il pessimismo è marcato ed evidente. Andrea Buscaglia, presidente di CRA che ha curato come sempre l’edizione trimestrale dell’indagine Klima – attiva dal 2001 – ha infatti commentato: “Difficile parlare di ottimismo, un umore che negli ultimi dieci anni è sempre più venuto meno, anche se negli ultimi due anni il sentimento degli italiani nei confronti del futuro, del contesto economico generale e personale si è decisamente deteriorato. E nella sezione realizzata a fine giungo abbiamo persino raggiunto i minimi storici”. Ecco che scorrendo le chart emerge che crescono coloro che non hanno investimenti e ancora più quelli che ritengono che non li aiuteranno a spendere di più, quelli che credono che la situazione del Paese peggiorerà, come quella della proprio reddito familiare. Cresce anche la share di coloro che ritengono che la pressione fiscale crescerà, l’incapacità di risparmiare, il prezzo di beni indispensabili, primi fra tutti benzina ed energia. Non è da meno la spinta verso l’alto delle preoccupazioni sulla perdita del lavoro. “Il clima a note fosche è fortemente influenzato da questo item, ma anche dal fatto che gli italiani sentono minacciata la propria propensione al risparmio visto il 34% degli oltre 4.000 individui che abbiamo intervistato non riesce neppure a farlo, che si unisce a una sempre più profonda sfiducia verso un cambio di prospettiva economica”. E quali impatti avrà questo sentiment sullo shopping? Non certo positivo, ed evidente che la tendenza a tagliare spese non propriamente indispensabili o quelle procrastinabili non avrà certo un’inversione di tendenza. Buscaglia ha fotografato anche alcune ulteriori tendenze che si faranno strada: “Il trading down si accentuerà; aumenterà l’attrazione delle promozioni e degli sconti, come verso le offerte dell’on line; le spese saranno ancor più razionalizzate e quindi è prevedibili che caleranno ancora le vendite di beni durevoli, ma ci sarà una frenata anche su spese come quelle dei viaggi e del carburante; quello che non cala e non calerà è la spesa in TLC che anzi con il boom degli smartphone e quindi con il traffico dati è persino salita”. D’altronde secondo CRA i cambiamenti in atto sono morfologici e “stanno muovendo i valori attribuiti al consumo e all’acquisto in senso ampio, e ancora più profondamente quelli attribuiti a certi consumi. E proprio con questo secondo Daniele Tirelli, presidente di POPAI, il trade deve confrontarsi innescando un profondo processo di rinnovamento che “però non sta avvenendo sia perché significa investire sia perché i retailer sono vecchi nella testa e quindi profondamente resistenti al cambiamento”. Però dal risultato non si scappa: “Oggi il trade non corrisponde alle esigenze di consumo e di acquisto”, con tutte le conseguenze del caso. © RIPRODUZIONE RISERVATA In caso di citazione si prega di citare e linkare progettocucinabiz.it