Il caso Candy che delocalizza ‘al contrario’

Quattro giorni di lavoro in più per supplire al rallentamento cinese causato dal coronavirus, ma soprattutto un robusto aumento non temporaneo della produzione che fa quasi ritornare la “vecchia” Candy ai numeri del passato, prima della delocalizzazione in Cina. Solo che la decisione arriva proprio dalla Cina, visto che poco più di un anno fa lo storico marchio di elettrodomestici è stato acquistato dal colosso cinese Haier. Scrive così repubblica.it di oggi, parafrasando una “Candy che si avvia ad essere un caso di delocalizzazione al contrario: Il trasferimento di questa linea di prodotti in Italia ridurrà la catena logistica e i tempi di consegna, migliorando la flessibilità nel processo di consegna ai nostri clienti”, spiega al quotidiano un portavoce di Haier.

Nell’immediato, inoltre, l’emergenza coronavirus in Cina ha avuto come ripercussione in Italia la richiesta ai 430 operai della fabbrica nel cuore della Brianza di lavorare 4 giorni in più tra febbraio e marzo, visto che i loro colleghi cinesi sono stati costretti a rimanere fermi più del previsto dopo la pausa del Capodanno cinese. Brugherio produce lavatrici “intelligenti”, molte delle quali da incasso, per il mercato europeo, un modello analogo a quello prodotto a Jangmen, nel Sud della Cina. La città dista oltre mille chilometri da Wuhan, l’epicentro del contagio, ma il fermo in febbraio ha riguardato tutta la Cina. Sempre secondo repubblica.it, se l’aumento di produzione tra febbraio e marzo è temporaneo, non lo è invece il piano pluriennale che prevede già per quest’anno il passaggio da 400 mila a 450 mila lavatrici, e l’anno prossimo l’aumento fino a 500 mila.
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