I prezzi alla produzione scendono del 5% in un mese

Nelle filiere energivore si crea spazio per un aumento delle marginalità a favore di produttori e retailer

Dopo oltre due anni fuori controllo, con prezzi alla produzione a lievitare incessantemente mese dopo mese, spesso a doppia cifra, ad aprile il listino medio delle imprese scende, con un calo su base annua dell’1,5%.

Novità non da poco, tenendo conto che per ritrovare l’ultima precedente riduzione occorre tornare al lontano gennaio del 2021.

Secondo i dati Istat in aprile i prezzi alla produzione sono scesi del 4,8% rispetto al mese precedente. E’ la quarta riduzione consecutiva. I prezzi sono tornati quindi ai livelli di febbraio-marzo 2022 allo scoppio della crisi ucraina. 

Il calo è determinato infatti quasi esclusivamente dal crollo dei pressi del gas che sin un mese sono scesi del 16,5% all’ingrosso e del 20,6% al dettaglio, e sono ora del 18% inferiori a quelli dell’aprile 2022. Gli altri costi sono invece stazionari e quindi del 4% superiori a quelli dell’aprile 2022. 

Questo significa che la riduzione dei costi aiuta le filiere più energivore come la ceramica  la metallurgia e il legno e incide meno sull’elettronica di consumo (che peraltro è prodotta in Asia dove la crisi energetica si è manifestata in modo diverso). 

Nel complesso le imprese sembrano lente nel trasferire sui listini i minori costi di produzione. Secondo Istat i prezzi alla produzione sono scesi ad aprile dello 0,2% ma in numerosi i settori, tra cui alimentare, abbigliamento, metallurgia, elettronica e macchinari sono ancora aumentati.

In parte si tratta di un comprensibile desiderio di recuperare sui margini quello che si è perso in fatturati, in parte occorre considerare che i magazzini sono pieni di merci prodotte con i costi dell’inverno. 

Al consumo i pressi sono ancora in crescita in modo importante: Istat segnala un +0,4% ad aprile, “occorreranno probabilmente altri mesi prima che il crollo dell’energia si trasferisca in modo più convinto a valle, prima tra le imprese e poi sulle famiglie”, scrive Il Sole 24 Ore.

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