Un nuovo modello di business, basato sull’autenticità e sull’impegno reale e che sia orientato al mercato. Questa è la green economy presentata al convegno Green Now, organizzato da Imq, che si è tenuto ieri a Milano. “In Italia siamo molto indietro, ma questo vuol dire anche che possiamo crescere più rapidamente”: ha aperto così i lavori Antonio Cianciullo, inviato di La Repubblica e moderatore dell’evento. Il cambiamento di visione è evidente nel modello di business e di leadership presentao da Fabrice Leclerc, docente di innovazione e green business presso la Sda Bocconi, basato su valori quali l’autenticità, l’azione e il potere del singolo individuo. “Il valore di un’azienda non si calcola più solo in termini di numero di profitto, ma anche in base all’impatto che ha il business sulle e persone e sull’ambiente”, ha riflettuto Leclerc. Anche l’intervento di Gunter Pauli, economista direttore di Zero Emission Reasearch Insititute, ha fatto immaginare un nuovo modello di business “basato sull’innovazione, che sfrutti le leggi della fisica, che veda i rifiuti come risorsa e che creda nella capacità di generare benefici e abbondanza”. Un fattore da non trascurare è che “La sostenibilità deve essere sempre orientata al mercato, presentando prodotti con un buon rapporto qualità prezzo”, come ha evidenziato Bernard Oillé, presidente e fondatore di AGoodForGood, società di consulenza francese specializzata in temi ambientali. In tema di comunicazione, però, sono frequenti gli errori delle aziende in tema ambientale, che determinano quello che viene definito “green washing”. “In molti casi”, ha spiegato Piercarlo Pirovano, responsabile marketing di Imq, “le aziende sono colte in pubblicità ingannevoli, per l’assenza di prove, per la scarsa pertinenza o per l’irrilevanza delle loro dichiarazioni in termini ambientali o per incoerenza con il loro indirizzo strategico”. Più tecnici gli interventi conclusivi di due docenti universitari: nella valutazione dell’impatto ambientale di un prodotto è necessario analizzarne l’intero ciclo di vita (LCA), dalla progettazione al consumo, come ha evidenziato Gianluca Baldo; dal punto di vista produttivo invece, Maurizio Fauri ha differenziato l’atteggiamento attivo delle aziende che si impegnano per la riduzione dei consumi e la produzione di energia pulita, conseguendo certificazioni e certificati Ver, e quello passivo, che prevede la compensazione delle loro emissioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA In caso di citazione si prega di citare e linkare progettocucinabiz.it