I dati di ottobre preoccupano il mondo economico, commercio incluso. Nel dettaglio un ritorno a una inflazione a segno meno (anche se lieve) è giudicato un segnale pericoloso per Confcommercio che ha dichiarato: “il ritorno a un trend deflattivo nel mese che si è appena chiuso rappresenta un altro inatteso segnale di debolezza del quadro economico che non vede spunti positivi nelle principali aree di spesa, soprattutto in quelle ad alta frequenza di acquisto. Stante queste dinamiche il 2016 si chiuderà come i due anni precedenti, ovvero con un inflazione praticamente nulla e che per un ritorno su valori prossimi o superiori all’1%, in grado di scongiurare i rischi di una preoccupante e perdurante deflazione bisognerà pertanto attendere il prossimo anno”.
La confederazione guidata da Sangalli aveva tra l’altro già manifestato segnali di evidente preoccupazione la settimana scorsa dopo le indiscrezioni sull’aumento dell’Iva nel 2018 e nel 2019: “Da quanto trapelato sembrerebbe che nel 2018 le maggiori imposte indirette ammonterebbero a oltre 19 miliardi di euro per arrivare a circa 23 miliardi nel 2019. Contestualmente, le aliquote nominali dell’Iva – già elevate nel confronto internazionale – porterebbero l’Italia ai vertici mondiali. Un record pernicioso per i consumi e per la crescita: maggiore Iva significa minori acquisti, minore fiducia e quindi minori fatturati e minori investimenti”.
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