Allarme per i dazi fra le aziende del mobile

Gli Usa avevano superato la Germania diventando il secondo mercato die esportazione dei mobili italiani
|||Il presidente di FederLegnoArredo Claudio Feltrin (Foto di Francesco Rucci)

I dazi imposti dal Governo americano sulle importazioni dall’Unione Europea non riguardano il legno (un settore dove gli Usa sono esportatori netti) , ma i mobili sì. E il mercato statunitense era uno dei pochi ad aver segnato una decisa crescita negli ultimi anni, tanto da aver convinto diversi gruppi (Colombini e Dexelance fra gli altri) a investire decisamente nella presenza commerciale B2C e nel contract.

Gli Stati Uniti, rappresentano il secondo Paese di destinazione dei prodotti italiani del legno-arredo, con un valore di 2,8 miliardi, aumentato dell’1,9% lo scorso anno.

Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo, per una volta non è ottimista. «Quello statunitense è  un mercato molto importante per le nostre aziende, in particolare quelle dell’arredo, che negli ultimi anni hanno consolidato la propria presenza negli Usa con investimenti significativi, tanto da portare allo storico sorpasso sulla Germania, tradizionalmente il nostro secondo partner estero dopo la Francia», aggiunge Feltrin.

I possibili effetti dei dazi al 20% preoccupano perciò le imprese, smorzando il cauto ottimismo che molte di loro stavano dimostrando sul 2025. Dopo un anno complesso, gennaio ha infatti portato qualche segnale incoraggiante, che rischia però di essere vanificato. «Non si tratta soltanto dei dazi in sé, anche se il 20% è una percentuale molto elevata, che non avremmo immaginato – osserva Feltrin –. Il problema è anche che la decisione dell’amministrazione Trump potrebbe produrre effetti a catena molto pesanti», ha detto il presidente al Sole 24 Ore.

Feltrin teme che i dazi, aumentando i prezzi di beni essenziali, riducano la quota di reddito che le famiglie americane possono dedicare a beni durevoli di lusso come i mobili (o perlomeno i mobili del Made in Italy). Si potrebbe anche temere il perdurare del calo nelle nuove costruzioni e nelle compravendite immobiliari statunitensi. Più in generale chi sta pensando a un investimento in case e mobili non ama l’incertezza. «E l’incertezza si traduce sempre in un calo della domanda da parte dei consumatori, in minori investimenti da parte delle imprese e quindi minore occupazione», riflette Feltrin. Che conclude auspicando in una risposta «compatta e determinata» da parte dell’Europa, evitando però «una prova muscolare, in cui a farne le spese sarebbero entrambe le economie».

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