Galbiati Arreda: una storia di passione e design 

Un racconto fatto di evoluzione, identità e visione nell'ntervista a Marco e Maurizio Galbiati
Marco e Maurizio Galbiati

Un estratto dell’intervista pubblicata sul numero di Luglio-Agosto di Progetto Cucina. L’intero numero è scaricabile attraverso Apple Store o Google Play. Per scaricare il pdf basta cliccare qui!

 

Galbiati Arreda è un progetto nato con le mani, il cuore e una grande passione per la casa.   Fondata nel 1946 dai fratelli Carlo, Vincenzo e Luigi Galbiati, falegnami di mestiere, che insieme aprono la loro prima attività artigianale di produzione e vendita di mobili. Il primo punto vendita arriva pochi anni dopo, nel 1950, con l’apertura dello showroom in via Monte Generoso a Milano. Da lì parte un percorso imprenditoriale che accompagna l’azienda ancora oggi. Negli anni ’50 Luigi, figura centrale per l’azienda, rileva l’attività e vi fa ingresso la moglie Luciana.  A metà degli anni Ottanta la guida passa ai figli, Maurizio e Marco, che incontriamo nel loro showroom in Viale Certosa a Milano per farci raccontare l’evoluzione dell’azienda.  

Col vostro ingresso l’azienda di famiglia cambia pelle…  

Sì, l’azienda si struttura, amplia i propri servizi e si consolida nel tessuto milanese. Negli anni ’90 per esempio, arriva una collaborazione importante con l’Inter: progettiamo e arrediamo le case di alcuni giocatori e realizziamo lo Sky Box allo stadio San Siro. È stato un modo per confrontarci con clienti internazionali e far conoscere il nostro approccio anche fuori dai confini tradizionali del retail.  

Dal 2012 iniziate a guardare anche oltre confine… 

Esattamente. Abbiamo aperto un primo showroom a Hong Kong, seguito nel 2024 da quello a Dacca. Oggi Galbiati Arreda è una realtà internazionale, con una forte identità e radici solide, ma sempre pronta a evolversi e ad aprirsi a muovi mercati. Con la nascita di Galbiati Project, poi, abbiamo esteso i nostri servizi alla progettazione e ristrutturazione su misura, affiancando clienti italiani e stranieri nella realizzazione di spazi unici, cuciti sulle loro esigenze. 

Oggi Galbiati Arreda è presente con più showroom. Come nasce questa realtà così articolata? 

Attualmente abbiamo lo store di viale Certosa e gestiamo due showroom monomarca, Liu Jo Living e Presotto, entrambi a Milano. L’idea di gestire anche altri marchi è nata da una riflessione profonda sul mercato: oggi sviluppare una rete di negozi con il proprio solo nome è un’operazione lunga, impegnativa e molto costosa. Abbiamo scelto una via diversa, quella della sinergia. Lavorare con brand che condividono il nostro approccio ci consente di offrire un’esperienza più completa, ricca e, soprattutto, più efficace. 

L’anno scorso avete aperto anche un negozio a Santa Margherita Ligure… 

Abbiamo aperto questo store in partnership con la famiglia Fusi. Il concept unisce arredo e fashion in una proposta di lifestyle ricercato rivolta a un pubblico internazionale. Lo spazio include cucine, outdoor, accessori, tessili e proposte moda, offrendo una visione d’insieme che esalta il concetto di Made in Italy. È un format nuovo e per ora siamo soddisfatti.  Vogliamo capire se la contaminazione tra i due mondi potrà avere sviluppi futuri anche in altri contesti. 

In tutto il vostro percorso, l’insegna ha costruito un’identità molto riconoscibile. Oggi Galbiati è percepito come un vero e proprio brand. Come ci siete riusciti? 

È stato un processo naturale, ma molto intenzionale. In passato, quando ancora lavoravano i nostri genitori, era normale che il rivenditore avesse un ruolo centrale: i clienti si fidavano del negozio prima ancora del marchio. Poi è arrivata una fase in cui i brand si sono imposti. Oggi, in qualche modo, si torna a cercare equilibrio.  

Ma cosa significa essere riconosciuti come brand? 

Significa che le persone si fidano del nostro stile, del nostro gusto, della nostra storia e professionalità. Non siamo semplici rivenditori: siamo interpreti dell’abitare. Questo vale ancora di più con la clientela internazionale, che cerca affidabilità, reputazione, continuità. E noi siamo orgogliosi di rappresentare tutto questo, sia per chi viene in showroom, sia per chi ci sceglie dall’altra parte del mondo. 

Che stile vende Galbiati Arreda?   

Per noi ogni progetto è una rappresentazione di un’abitazione possibile. Lo showroom di Viale Certosa ne è l’esempio più evidente: oltre 1.000 mq allestiti come case reali, dove gli ambienti si susseguono con coerenza, gusto e armonia. Non facciamo esposizioni distaccate: costruiamo scenari credibili, vivibili, dove ogni elemento – anche se di brand diversi – dialoga con gli altri. 

… e la selezione dei fornitori segue questa stessa logica… 

Certo, scegliamo aziende che ci consentano di offrire soluzioni complete, senza sovrapposizioni e senza forzature.  

Chi è il vostro cliente tipo? 

Abbiamo una clientela molto trasversale, che va dalla fascia media – quella più consapevole e concreta – fino a clienti alto-spendenti e luxury che ci affidano ville, residenze internazionali o spazi molto ampi e complessi. In generale, sono per lo più persone curiose, attente, che cercano qualità e desiderano sentirsi accompagnati nella realizzazione del progetto o nell’acquisto di un singolo prodotto, e certamente che amano il prodotto Made in Italy. La scelta di servire una clientela trasversale si è rivelata il nostro punto di forza.  

Collaborate con molti partner, come li selezionate? 

La selezione si basa su affinità e visione comune. Ci orientiamo verso brand che si completano a vicenda, evitando sovrapposizioni. Scegliamo il meglio del Made in Italy, soprattutto per la clientela straniera che ci richiede standard elevati di forniture. Con alcuni brand collaboriamo da sempre, altri li scopriamo attraverso scouting a eventi come il Salone del Mobile o Maison&Objet a Parigi. Ci interessa molto capire chi c’è dietro il marchio: l’approccio umano è fondamentale per noi.  

Poliform e Pedini, per esempio, come si completano? 

Sono due mondi diversi e per questo perfettamente complementari. Poliform rappresenta l’eleganza strutturata, il total look, il marchio forte, riconoscibile, per un target alto/altissimo. Pedini invece, è più flessibile, più sartoriale: con loro riusciamo a rispondere a richieste molto specifiche, anche su progetti completamente su misura e personalizzati che negli ultimi anni ci vengono richiesti sempre di più.  

Quanto incide il “su misura” sul vostro fatturato? 

Direi tra il 30% e il 40%. Una crescita importante, se pensiamo che fino a pochi anni fa il custom era quasi scomparso. Il Covid ha sicuramente accelerato questa inversione: più tempo passato in casa, nuove abitudini, spazi ripensati. Oggi il cliente vuole case che si adattino alla sua vita, non il contrario. E noi siamo qui per offrirglielo. 

Come è cresciuto il vostro giro d’affari negli ultimi anni?  

Negli ultimi anni abbiamo registrato un salto importante, passando da 3,8 a oltre 6,3 milioni di euro di fatturato. Una crescita che è frutto sia dell’espansione nei progetti chiavi in mano – grazie a Galbiati Project – sia dell’introduzione di nuove categorie merceologiche: dai rivestimenti ai tessili, fino all’impiantistica. 
Oggi siamo in grado di seguire un progetto completo, lavorando con materiali tecnici, grès, sanitari, tendaggi, luci. Questo ci ha permesso di intercettare lavori più ampi, di valore più alto, e di fidelizzare una clientela sempre più esigente. 

Quante cucine vendete ogni anno? E quanto incide sul giro d’affari? 

Vendiamo in media circa 40 cucine all’anno. È un numero coerente con il nostro posizionamento e con il fatto che per noi la cucina è spesso parte di un progetto più ampio. 
In termini di fatturato, rappresenta circa il 20% del totale. Una quota importante, che conferma quanto la cucina sia ancora oggi uno degli ambienti più strategici – sia per il cliente, che la vive quotidianamente, sia per noi, che la progettiamo come punto focale della casa. 

Tornando alla cucina, che ruolo hanno, invece, gli elettrodomestici nella vostra proposta?  

Diamo molto importanza a questi prodotti anche perché negli ultimi anni l’attenzione verso gli elettrodomestici è cresciuta molto. Il cliente vuole prestazioni, estetica, tecnologia. Ci chiedono sempre di più prodotti performanti come forni combinati, abbattitori, sistemi a vapore, e sempre più spesso anche soluzioni smart. 
Lavoriamo con marchi alti come  Gaggenau, Miele, Neff, ma anche con brand come Bosch per le linee più accessibili. Il nostro compito è guidare la scelta in base all’uso reale, senza mai forzare il cliente. 

Come vede oggi il mercato cucina, soprattutto nella fascia media? 

La fascia media è in forte sofferenza. Troppa offerta, troppa pressione sui prezzi, margini sempre più ridotti e c’è una competizione molto forte che rischia di svalutare il prodotto. 
Noi crediamo che si debba tornare al valore. Chi ci sceglie lo fa perché vuole un progetto, non solo una cucina. E anche se il mercato cambia, questa richiesta – di qualità, di cura, di senso – non verrà mai meno. È lì che vogliamo continuare a stare. 

Parliamo di Galbiati Project, la vostra divisione dedicata al progetto e alla ristrutturazione. Come e perché nasce? 

Galbiati Project nasce per dare un’identità precisa a un’attività che già facevamo, ma che sentivamo il bisogno di formalizzare e valorizzare. Sempre più clienti ci chiedevano di seguirli non solo nella scelta dei prodotti, ma anche in tutto ciò che viene prima e dopo: la progettazione, la selezione dei materiali, la ristrutturazione, il coordinamento operativo. 
Serviva un contenitore che chiarisse il nostro ruolo: da lì è nato Galbiati Project. Un nome volutamente inclusivo, pensato per collaborare con architetti, interior designer, ma anche per offrire al cliente privato un servizio chiavi in mano, senza passaggi intermedi.  

In cosa consiste questo servizio? 

È un percorso completo, costruito su misura. Il cliente viene affiancato da un team di progettisti e architetti – anche online, se necessario – che lo guida passo dopo passo. 
Partiamo dalla distribuzione degli spazi, passiamo alla scelta delle finiture, coordiniamo fornitori, artigiani, logistica. Mettiamo a disposizione una materioteca ampia, con soluzioni per ogni fascia di prezzo, e uno spazio dove arredi e materiali dialogano in modo coerente. Realizziamo anche mobili su misura, adatti a case, uffici, spazi commerciali. I nostri progetti vanno dall’appartamento cittadino alla casa in montagna, dal restyling minimale alla ristrutturazione integrale. Lo facciamo in Italia, ma anche all’estero: Lituania, Bangladesh, Londra, Svizzera. Ogni luogo è diverso, ma l’approccio rimane lo stesso: sartoriale, curato, personale. 

State già lavorando su altri sviluppi futuri? 

Assolutamente. Siamo alla ricerca di un nuovo spazio dedicato al mondo cucina, un monomarca che completi la nostra offerta attuale. Collaboriamo con Pedini da tempo e stiamo valutando se proseguire con loro anche in questo progetto. Il nostro obiettivo è offrire al cliente un luogo dove possa trovare tutto, ma con identità chiare e non sovrapposte. In parallelo, stiamo sperimentando anche il dialogo con il mondo della moda. La collaborazione con Liu Jo Living – e il nuovo spazio aperto a Santa Margherita – ci sta aiutando a capire come il lifestyle possa contaminare positivamente anche l’arredo. È un percorso ancora giovane, ma molto promettente. Per quanto riguarda l’estero, abbiamo progetti importanti con i clienti a Dubai, in Bangladesh, in Algeria e Svizzera.  

Pensate anche a una vostra linea di prodotto? 

Sì, ci stiamo lavorando. Dopo anni di su misura, abbiamo raccolto tante informazioni su ciò che i clienti cercano. L’idea è di creare una piccola collezione proprietaria, che sintetizzi gusti ricorrenti, esigenze pratiche, richieste stilistiche. 
Sarà una linea compatta, ma molto rappresentativa del nostro gusto e stile. Non vogliamo diventare produttori, ma offrire qualcosa che racconti pienamente l’identità Galbiati. 

E guardando più avanti?  

Il futuro, come sempre, è in costruzione, ma ci sono già le basi perché stiamo vivendo un passaggio generazionale importante. Mio figlio Federico è già attivo in azienda e segue il progetto Galbiati Project, mentre mia figlia Giulia – dopo anni nella consulenza strategica – ha deciso di unirsi. Anche mio nipote Lorenzo, che ha già lavorato con noi in passato e ha maturato esperienze all’esterno, si occuperà dello sviluppo dei mercati internazionali. Insieme a loro stiamo disegnando una nuova fase, con la stessa passione di sempre, ma con uno sguardo nuovo, più ampio e più internazionale, e saranno loro, la terza generazione, a definire la strategia dei prossimi anni. 

 

 

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