Il design diventa responsabile 

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 Se per decenni, nel mondo dell’arredo, il design ha dettato regole e fissato paletti, oggi la vera rivoluzione non è più (solo) estetica, ma riguarda la sostenibilità, necessità imposta dal mercato e ora anche dalle normative. La recente approvazione del regolamento sull’Ecodesign segna, infatti, un punto di svolta: la circolarità dei prodotti diventa un obbligo e ridefinisce l’intero processo creativo, coinvolgendo così tutto il settore dell’arredo.  

Se ne discute da anni, e più volte lo abbiamo fatto anche noi su queste pagine, la portata di questo cambiamento è radicale: i prodotti non si progettano più solo pensando all’uso, ma anche alla gestione del fine vita. Questo significa che, mentre si progetta, bisognerà tener conto che i prodotti dovranno essere anche riparati, riutilizzati e riciclati con facilità, e dovranno durare più a lungo. Si impone dunque una logica nuova, che parte dalla dismissione per ripensare ai materiali, ai metodi di produzione e alla durata. Il design, insomma, non può più essere solo bello e funzionale: deve essere responsabile. 

Questa trasformazione cambia il ruolo di tutta la filiera, perché è una rivoluzione che tocca tutti, a partire da chi progetta, da chi produce e chi vende, per arrivare al consumatore, che ha già dimostrato di voler fare la sua parte quando si parla di sostenibilità. A dimostrazione di questo, le interviste a pag. 31 dei manager di Aran Cucine, Stosa Cucine, Electrolux e Samsung, che evidenziano chiaramente come il futuro sia già tracciato e come la sostenibilità non sia solo una responsabilità, ma un’occasione per crescere, generare valore, innovare e far evolvere il business.  

Anche le associazioni di categoria si stanno muovendo. FederlegnoArredo, per esempio, ha dato vita, insieme a 15 aziende del settore (che rappresentano un valore complessivo che supera i due miliardi di euro di fatturato), al Consorzio Epr che ha come scopo quello di supportare il settore nella piena transizione green e affrontare il tema del fine vita dei prodotti. Certamente un segnale chiaro che dimostra come il settore sia pronto a creare un modello produttivo sempre più circolare e che abbia una capacità di business a lungo termine.  

Arianna Sorbara

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