Export: dove si gioca il futuro

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L’export resta una delle grandi sfide – e uno dei principali motori – delle cucine Made in Italy. Eppure, il primo trimestre 2025 fotografa un settore in equilibrio precario: l’export della filiera legno-arredo è rimasto pressoché stabile, a 4,7 miliardi di euro (-0,4%), con un macrosistema arredamento a -1,1%, con un rallentamento più spiccato per le cucine (-8,3%).

Numeri che confermano quanto l’incertezza pesi ancora sulle scelte delle imprese, tra minacce di dazi, frenate dei principali mercati europei e una Cina sempre più aggressiva sui volumi. Le aziende italiane, dal canto loro, non si arrendono: guardano avanti con strategie più mirate, ampliando la presenza all’estero e diversificando i mercati, come raccontano i business model di Aran Cucine, Gruppo Lube, Snaidero e Veneta Cucine, intervistate a pag. 24, che guardano con interesse a India, Sudamerica, Cina e Medio Oriente, mercati particolarmente sensibili al valore del design, della sostenibilità e della qualità Made in Italy.

Tuttavia, le decisioni di Washington – con l’ombra di dazi al 25% sugli arredi – impongono prudenza, mentre la Germania e la Francia continuano a calare. Gli Stati Uniti restano un sogno da inseguire, ma anche un rischio da calcolare con attenzione.

I dati di FederlegnoArredo confermano la solidità e la centralità del Made in Italy, ma ricordano anche quanto sia fondamentale continuare a investire e a consolidarsi perché, per crescere oltre confine, serve prima essere solidi in patria. Come sottolineano i manager intervistati, infatti, il successo sui mercati esteri si costruisce solo su radici profonde, un’identità chiara e una rete distributiva già rodata nel mercato interno.

Se l’industria italiana vuole diventare protagonista nelle filiere globali, deve raorzarsi e puntare su percorsi di crescita robusti e ben strutturati, proprio come chi sta investendo in spazi fisici e competenze locali, per definire passo dopo passo la sua presenza. Non basta provarci, serve aermarsi con volontà là dove si decide il futuro del design italiano, facendo sistema e creando massa critica.

Arianna Sorbara 

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